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Scuola, la Corte UE ha deferito l’Italia per una grave lacuna: il motivo

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Andrea Giove

Il nostro Paese ha subito una pesante condanna da parte della Corte UE in merito a un utilizzo spropositato e sbagliato dei contratti a tempo determinato all’interno del settore scolastico. Che cosa è accaduto per suscitare questa “reazione” a livello europeo? Ecco tutti i dettagli.

Corte UE (40k.it)

Il deferimento alla Corte di Giustizia Europea per il nostro Paese è la notizia che sta scuotendo il mondo della scuola nelle ultime ore. Nello specifico, l’Italia non avrebbe rispettato gli standard e i limiti concordati a livello europeo per quanto concerne i contratti a tempo determinato all’interno del settore scolastico.

Il precariato nella scuola, dunque, è alla base di questo deferimento del nostro Paese effettuato dalla Corte UE. Stando al parere della Corte di Giustizia Europea, quindi, l’Italia non avrebbe limitato l’uso abusivo di questi contratti, favorendo condizioni professionali, per certi versi, “discriminatorie” verso i docenti e tutto il personale operante nei vari istituti.

L’UE aveva invitato tempo fa l’Italia a porre fine a queste condizioni di lavoro, ma le attese non sono state rispettate. Ecco, dunque, che si è reso necessario questo deferimento verso il Belpaese.

Corte UE deferisce l’Italia sul precariato nel mondo della scuola

Precariato nel mondo della scuola (40k.it)

La Corte Ue, poi, ha chiarito che l’Italia non dispone di una normativa accurata in grado di regolare in modo progressivo la reale retribuzione dei docenti con contratto a tempo determinato. In pratica, il precariato non garantisce le giuste tutele dal punto di vista economico al singolo lavoratore all’interno del settore scolastico.

Nelle scuole pubbliche, quindi, non ci sarebbe una adeguata progressione retributiva incrementale incentrata su tutti i precedenti periodi nei quali si è prestato servizio. Per l’UE tutto ciò rappresenterebbe “una discriminazione rispetto ai docenti assunti a tempo indeterminato, che hanno diritto a tale progressione retributiva“.

Gli altri aspetti di questa vicenda

Secondo la Corte di Giustizia Europea, poi, il nostro Paese non si sarebbe messo in regola nemmeno per quanto concerne i contratti di lavoro a tempo determinato di altre figure, oltre a quelle degli insegnanti. Si fa riferimento alla mancanza di adeguamento dei contratti anche dei tecnici, degli ausiliari e del personale amministrativo all’interno delle scuole statali.

Le mosse del nostro Paese sui contratti di lavoro a tempo determinato sono contrarie alle regole della UE. Il deferimento, quindi, è stato reso necessario perché tutti i tentativi di adeguare la situazione alle norme imposte si sono rivelati essere del tutto insufficienti.

Andrea Giove

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